Il fumetto è cultura popolare, anzi no, è la Nona arte. Il fumetto è
in crisi, anzi no, è in una stagione di eccezionale fioritura. Il
fumetto è una nicchia, anzi no, è sempre più visibile. Il fumetto è
graphic novel, graphic journalism – ma anzi no: il fumetto è fumetto.
Fumettologica va online oggi, nel pieno di una stagione di
straordinari paradossi per questa forma di espressione. Una forma
persino antica, se paragonata a internet, televisione, cinema. Eppure
ancora in grado di offrire nuove esperienze, idee, risorse per fare
quello che ciascuno fa, da sempre, con le forme espressive: immaginare,
emozionarsi, riflettere, giocare, capire.
Il nostro mestiere sarà quello di un sito ‘verticale’ sul fumetto,
come si dice. Ovvero: faremo da aggregatore, selezionando contenuti e
ospitando voci e opinioni; e una redazione si occuperà di pubblicare
notizie, storie e immagini. Saremo, insomma, un magazine di
“informazione e cultura del fumetto”.
Per fare questo, abbiamo pensato ad alcuni ingredienti: 1) notizie,
certo, ma anche approfondimenti storici o critici, e interventi
d’opinione (grazie anche a una pattuglia di columnist che, nel tempo, si
arricchirà di nuovi compagni); 2) immagini pensate non solo a corredo
degli articoli, ma come contenuto autonomo, sia in forma di rubriche e
galleries che di anteprime; 3) non solo fumetto, ma anche libri
illustrati, televisione, arte, videogiochi e quanto (tra ciò che
troveremo e sceglieremo) c’è di pertinente al fumetto e alla cultura
dell’immagine; 4) un tot di altri progetti, alcuni fattibili e altri un
po’ meno, ai quali lavoreremo nei prossimi mesi.
Fin qui, la parte facile. Ma Fumettologica nasce con il contributo di
tante persone, cui deve idee – persino il nome – e supporto nei tanti
mesi di silenziosa preparazione che ci hanno condotto fino a qui. E non è
sempre facile, nei progetti complessi, riconoscere il segno lasciato da
ciascuno: lezioni importanti, esempi, dettagli, suggerimenti puntuali,
trovate, suggestioni. Alcuni sono già tra queste pagine, altri ci
raggiungeranno nelle settimane e venire, e altri ancora resteranno a
casa a farci da lettori, consiglieri, sparring partner, fratelli
maggiori. A loro va il grazie che si deve ai complici senza i quali,
spesso, non si fanno passi avanti.
Di solito accade durante i festival. A Lucca, per esempio. O ad
Angoulême, Bologna, Napoli. In quei posti in cui gli operatori e gli
‘attivisti’ della fumettofilìa si incontrano, condividendo esperienze,
analisi, problemi, progetti. È in questi luoghi che, nel corso degli
ultimi anni, molti di noi qui a Fumettologica hanno spesso discusso
intorno alla condizione dell’informazione e dei discorsi ‘pubblici’ sul
fumetto. A volte ragionando sull’attenzione strabica da parte dei media
‘generalisti’, che troppo spesso oscilla tra nostalgia (il fumetto come
consumo generazionale), materiale per coccodrilli di costume (“muore
xxx, creatore/editore di yyy”), stereotipi (“Gulp! Bang! Wow! Il fumetto
è diventato una cosa seria?”), boxini morbosi (il fumetto come notizia
‘curiosa’). Altre volte, discutendo della strana gerarchia delle notizie
da parte dell’informazione specializzata, affogata dai più minuscoli
comunicati stampa, separata da comunità concentrate su specifiche
porzioni (di gusto), in balìa delle generose ma limitate energie
dell’hobbysmo, dispersa dalla frammentarietà dei tanti rivoli (e blog)
privi di comunicazione e progettualità comune.
Tutto comprensibile, certo. Il fumetto era e resta un settore ai
margini della cultura e, di conseguenza, ai margini dell’informazione.
Ma queste condizioni, in Italia, sembrano ancora più problematiche. Se
in Francia, il più importante mercato fumettistico in Occidente (con una
penetrazione nella popolazione superiore a quella statunitense o
italiana), i principali quotidiani come LeMonde o LeFigaro hanno un
giornalista competente che si occupa regolarmente di fumetto, da noi non
accade perché siamo… un mercato più piccolo? Un contesto più difficile?
Un paese culturalmente più arretrato? Per non dire di Giappone e Corea
del Sud, in Francia o negli Stati Uniti molte università (dall’EESI di
Angoulême al Savannah College of Arts and Design) offrono corsi dedicati
al fumetto; i telegiornali e diverse reti trasmettono notizie e
programmi sul fumetto; i principali magazine offline e online vi
dedicano spazi specifici e rubriche regolari; i magazine verticali
pullulano, si fanno concorrenza e i migliori riescono anche a sostenersi
economicamente. L’Italia del(l’informazione sul) fumetto sembra invece,
in piccolo, uno specchio delle fatiche e delle lentezze che stanno
facendo del nostro Paese un contesto in sofferenza, qua e là disilluso.
Eppure, anche in Italia, le cose cambiano. Repubblica e Corriere e
Gazzetta e altri quotidiani si occupano di – e talvolta producono –
fumetto con frequenza crescente, e con maggior competenza che in
passato. In televisione si (ri)affacciano programmi specifici e
ragionati (Fumettology). I periodici cartacei sembrano essersi aperti
sia sul fronte dei contenuti, estratti o persino prodotti (XL), che su
quello dell’informazione. E i magazine online, generalisti e verticali,
non sono da meno (gli ultimi arrivati: Linkiesta Cultura e Multiplayer).
Lo sforzo di Fumettologica – e la sfida comune a tanti progetti, anche
più grandi, che speriamo si aggiungeranno al nostro – è, nel suo
piccolo, di innovare la qualità di questi discorsi. Online.
Concentrandoci sulla qualità delle fonti (e dei link), sulla selezione
delle notizie e dei temi, sull’autorevolezza delle opinioni, sulla cura
per la scrittura e per la presentazione delle immagini disegnate. Senza
rinunciare anche a scavare, portando alla luce storie, autori ed
esperienze poco note o trascurate.
In un altro festival recente, Internazionale a Ferrara, un noto
fumettista francese di origini italiane, Baru, diceva: “Vedi quella
donna? Non l’ho mai vista prima. Eppure l’ho già disegnata decine di
volte”. Il Fumetto, a chi come noi prova a raccontarlo con
l’informazione, l’aggregazione, l’approfondimento, sembra offrire un po’
di quella misteriosa familiarità: noi tutti – operatori e lettori –
sappiamo di conoscerlo da tempo, anche se le forme con cui ci appare
(giornalismo, critica, discorsi) ce ne manifestano raramente la
ricchezza e la complessità. Raccontare il fumetto è, per Fumettologica,
anche un’operazione di risintonizzazione: tra ciò che il fumetto è (o è
stato), e le parole per dirlo, mostrarlo, condividerlo.
Fumettologica non è il solito ‘verticale’ (sul fumetto), dunque.
Abbiamo provato a inventarci qualcosa di molto italiano, che si guarda
intorno fra i migliori esempi internazionali – dalle decane ActuaBD o The Comics Journal ai giovani Comics Beat o Comics Alliance
– e prova mescolarli insieme in una formula più nostrana per contenuti,
voce, immagine. Il che non ci garantisce che non sbaglieremo, anzi. E
nelle prossime settimane vedrete il nostro piccolo cantiere restare
aperto, per fare aggiustamenti, esperimenti e ritocchi. “Cerchiamo di
fare una cosa piccola ma ambiziosa, e di vedere cosa diventa”, scriveva
tre anni fa il Post
– un esempio di buona informazione online italiana, cui molti di noi
devono qualche bella lezione. Ora tocca al fumetto, e a Fumettologica,
provarci.
http://www.fumettologica.it/