Siamo nel 1976 e nelle Sale cinematografiche approda un film destinato a lasciare un segno profondo (anche ben al di là del successo commerciale), nell’inconscio collettivo. Il regista Michael Anderson ci narra la storia di una fuga e di una ricerca... la storia di Logan-5. La trama di “Logan’s Run” è nota ma la riepiloghiamo brevemente. Nel XX Secolo una guerra nucleare globale ha sconquassato il pianeta Terra. Nel 2274, i sopravvissuti vivono in cupole che li proteggono dall’ambiente esterno, governati da un computer che ne regola l’esistenza. Tutti gli individui hanno diritto a 30 anni di vita (21 nel romanzo originale di William F. Nolan e George Clayton Johnson) prima di sottoporsi al “Carousel”, un rituale di rinnovamento dal quale nessuno è mai ritornato. Logan-5 (Michael York) è un Sandman, un agente di Polizia preposto all’eliminazione di coloro che rifiutano di sottoporsi al rito. Quando il Computer gli sottrae alcuni dei suoi preziosi anni di ciclo vitale, Logan si dà alla fuga in compagnia dell’amica Jessica-6 (Jenny Agutter). I due sono in cerca della meta promessa di tutti i fuggiaschi: il Santuario. Con orrore scoprono che nessuno lo ha mai raggiunto poiché tutti quelli che hanno tentato di farlo sono stati uccisi ed ibernati dal robot-guardiano Box. Scampati miracolosamente alla fine, arrivano in una sorta di valle dell’Eden in cui incontrano ciò che non avevano mai visto prima: un vecchio (Peter Ustinov)! Essi decidono di mostrarlo agli altri come prova vivente dell’inganno ordito ai danni dell’Umanità ma prima di fare ciò Logan dovrà affrontare una mortale sfida col suo vecchio amico Francis-7 (Richard Jordan). Quando i due ritorneranno nella Cupola, inizierà la rivolta...
Per sfruttare fino in fondo l’onda del successo (consolidato dall’assegnazione dell’Oscar per gli effetti speciali), la MGM Television decise di realizzare un adattamento seriale per la Televisione. Il 16 settembre 1977, per la CBS, esordiva l’episodio pilota destinato a fare da apripista alla serie regolare. La sceneggiatura del “pilot” venne affidata a William F. Nolan e già nel titolo riprendeva quello del film. Logan’s Run ricalcava a grandi linee la sceneggiatura cinematografica ma introduceva anche personaggi e concetti elaborati specificamente per il piccolo schermo.
Nell’edonistica e tecnologicamente avanzata città di Domes, la vita è estremamente agiata e libera da ogni preoccupazione, c’è una sola controindicazione: allo scadere del 30° anno ogni abitante è obbligato a partecipare ad una cerimonia di rinnovamento, il “Carousel” dalla quale, in un ciclo apparentemente infinito, si ritorna in vita come neonati. Eppure, non tutti sono convinti che le cose vadano effettivamente così. Molti hanno aperto gli occhi e pensano che il Carousel sia solo un suicidio collettivo utilizzato per tenere sotto controllo la pressione demografica. C’è una parola che passa di bocca in bocca tra i dissidenti: Santuario, il luogo leggendario in cui l’esistenza può continuare fino alla sua scadenza naturale. Numerosi ribelli preferiscono tentare di raggiungere il Santuario e sulle loro tracce vengono sguinzagliati i Sandmen, agenti di uno speciale corpo di Polizia incaricati di sopprimere i fuggiaschi. Logan-5 (Gregory Harrison) è uno di questi agenti e si è infiltrato nel gruppo dei ribelli. La sua fede nelle Autorità vacilla e più nulla appare così assolutamente vero. Il sorvegliante si lascia convincere da Jessica-6 (Heather Menzies) e insieme scappano dalla Città delle Cupole per andare “Fuori” alla ricerca del Santuario. Gli Anziani della città (l’occulta e spietata oligarchia che detiene realmente il potere) convocano il miglior amico di Logan, Francis-7 (Randy Powell) e lo incaricano di riportare indietro i due reprobi. La ricompensa per la buona riuscita della missione è la più allettante di tutte: un posto nel Consiglio degli Anziani e la possibilità di vivere oltre la scadenza dei 30 anni. (C’è da notare come la presenza di questi Anziani sia in chiara contrapposizione con la premessa originale del romanzo di Nolan in cui a nessuno è consentito invecchiare). Ben presto a Jessica e Logan si unisce un nuovo personaggio (creato apposta per il serial), l’androide REM (nell’edizione italiana: Entità Mobile Ricevente) che li accompagnerà costantemente e fungerà spesso da Deus ex Machina nelle situazioni più ingarbugliate. Inizia così una una interminabile odissea scandita da un incessante inseguimento in cui Logan, Jessica, REM (Donald Moffatt) e Francis si imbattono e si confrontano con diverse e spesso bizzarre comunità che vivono isolate in un Pianeta talmente devastato da aver perso persino la memoria storica dell’ormai lontana e terribile catastrofe che lo ha colpito. Per 13 episodi (ognuno di 50 minuti), lo schema narrativo si dipana senza sobbalzi, con avventure slegate tra loro che mantengono come unico e labile filo conduttore la ricerca del Santuario. Il meccanismo si rivela presto troppo ripetitivo e poco coinvolgente. Il senso di smarrimento di fronte alla distopica prigione-paradiso, cui solo la fuga poteva dare sfogo era stato svaporato in una serie di siparietti avventurosi che interrompevano un insulso ed insipido inseguimento ad oltranza. La Platea televisiva non gradì la svolta e con l’episodio “Stargate (La Porta delle stelle) del 5 febbraio 1978 decretò la fine. Nella serie televisiva il Santuario non venne mai trovato. A me piace immaginare che Jessica e Logan adesso si trovino lì con le loro rughe ed i loro capelli bianchi, bonariamente rimbrottati dal loro amico androide.
Pietro Zerella
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