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giovedì 3 ottobre 2013

IL CASTELLO ERRANTE DI HOWL




Sophie, ragazza umile e gran lavoratrice, si imbatte per caso nell’affascinante mago Howl, che la salva dalle insistenti attenzioni di due gendarmi. L’incontro con un uomo di tale bellezza turba la giovane, che non è però l’unica ammiratrice di Howl: quella sera stessa la Strega delle Lande, ingelosita, scaglia una maledizione su Sophie e la trasforma in un’anziana signora. Impossibilitata a rimanere con la sua famiglia in quelle condizioni, Sophie si presenta presso il castello di Howl e inizia a lavorare come donna delle pulizie, facendosi presto apprezzare dal demone del fuoco Calcifer e dal giovane apprendista Markl. 
Nel paese, nel frattempo, infuria la guerra e il re convoca tutti gli stregoni per combattere al suo fianco. Howl, un po’ per paura e un po’ perché contrario al conflitto, non ha intenzione di arruolarsi, anzi fa di tutto per contrastare i potenti mezzi militari di entrambe le fazioni. Per farlo sfrutta poteri oscuri che rischiano di fargli perdere la sua umanità: soltanto Sophie sarà in grado di liberarlo dalla maledizione che lo attanaglia. 
Il castello errante di Howl (2004) è tratto dall’omonimo romanzo di Diana Wynne Jones, che Miyazaki ha adattato per farne una sceneggiatura in puro stile Ghibli. È stato presentato alla 61ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, durante la quale il regista ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera.
Come molte altre opere miyazakiane, anche questo film ha per protagonista una giovane ragazza (poi arzilla vecchietta) coraggiosa, molto più decisa e intraprendente della sua controparte maschile anche dopo essere stata vittima di una maledizione. 
La storia si svolge in un paese di fantasia che ricorda da vicino l’Europa del primo Novecento, ambientazione da sempre cara al sensei, che spesso fa muovere i suoi personaggi in un Vecchio continente idealizzato, come mostrano la soleggiata Italia di Porco Rosso e l’idilliaca Germania di Kiki consegne a domicilio.
Utilizzando tecniche tradizionali con una maestria inarrivabile e avvalendosi del contributo di Joe Hisaishi, compositore dell’intensa colonna sonora, Miyazaki crea un’altra favola ricca di spunti di riflessione oltre che di immagini incisive e strabilianti. La sua passione per le macchine volanti trova qui ennesimo sfogo nell’ideazione di velivoli che mescolano tecnologia e magia e nella realizzazione di scene aeree da mozzare il fiato. Non soddisfatto di riuscire a emozionare lo spettatore con la bellezza dei fondali, il romanticismo e l’avventura, l’autore inserisce nella sua opera tematiche importanti, che fin dagli inizi della sua carriera ha cercato di trattare in ognuno dei suoi lavori.
La cieca e oscura violenza della guerra, distruttrice di vite e anime e ripudiata in ogni sua forma, si oppone alla purezza della natura incontaminata, luogo a cui tornare per rinfrancare un vecchio cuore affaticato.
Nonostante le pene e le difficoltà quotidiane, è proprio il cuore la cosa più irrinunciabile che possediamo, quello che distingue le persone dai demoni, chi vive sereno da chi si porta dietro una dolorosa maledizione. 
Quotidiano e fantastico si mescolano nell’opera di Miyazaki senza creare fratture, in modo omogeneo e apparentemente naturale: un enorme castello stregato si muove sullo sfondo, mentre in primo piano la vita cittadina continua sempre uguale, senza sorprese.
La magia fa parte di quel mondo come fa parte in realtà di ogni mondo, se si aguzza bene lo sguardo. Non è la magia nera degli stregoni quella che muove ogni cosa, bensì la forza d’animo di una “giovane vecchietta” capace di restituire persino a chi non possiede più un cuore la capacità di amare. 

Elena Gabrielli

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